OLAJUWON – HAKEEM THE DREAM

Basket Memories è il nostro tributo ai protagonisti della storia della pallacanestro mondiale. Nel nostro percorso non vogliamo saltare nessuna tappa e allora oggi abbiamo deciso di lasciare solo momentaneamente l’Europa, la Scuola Slava, per tornare negli States. Ma per farlo, “allunghiamo la strada”. Passiamo infatti dalla… Nigeria.

 

E’ banale sottolineare l’impatto degli atleti afro-americani nello sport e nel basket in particolare. La storia, anche quella del nostro gioco preferito, anche nella nostra rubrica, ne è piena. Ma finora e nelle prossime puntate, i protagonisti sono in genere statunitensi di nascita e formazione. Stavolta invece, si parte proprio dall’Africa. Un continente che rappresenta le radici dell’uomo, ma per molti aspetti rimane ancora lontano, misterioso.

Un sogno.

Un sogno come lui, Hakeem The Dream Olajuwon.

 

Akeem nasce nel 1963, a Lagos, in Nigeria.

No, non è un errore ortografico.

Lui si chiama Akeem. La H iniziale arriverà più tardi, in America, per non distorcere la pronuncia del suo nome.

In Nigeria, allora come oggi, la pallacanestro non è certo lo sport di punta. Neppure per un ragazzo dotato di un fisico imponente, neppure per il figlio di una famiglia benestante come gli Olajuwon, di etnia Yoruba e aperta al mondo e alle sue influenze.

Da piccolo, piccolo si fa per dire…, Akeem si dedica infatti al calcio e alla pallamano e in questi sport emerge la sua straordinaria coordinazione nonostante l’ingombro di un fisico che da adulto arriverà a misurare 213 centimetri di altezza e 116 chili di peso. La palla a spicchi gli arriva in mano da adolescente e anche in questo caso, la sua predisposizione naturale è da subito evidente. Ma chi può accorgersi di un ragazzo enorme, borghese, talentuoso e teoricamente “creato” per il basket, negli anni ’80, in Nigeria, fuori da ogni rotta importante della pallacanestro mondiale?

Come spesso accade per i predestinati, gli Dei dello sport con la palla arancione allora intervengono… .

 

La famiglia Olajuwon decide infatti di mandare negli Stai Uniti l’ancora giovanissimo Akeem, per farlo studiare e perfezionare il proprio inglese. E’ la svolta, per quanto lui sia ancora un oggetto misterioso e sconosciuto e l’accoglienza che gli viene riservata non sia esattamente quella degna di un campione del futuro. Quando sbarca all’aeroporto di Houston, con destinazione Università, nessuno si ricorda della matricola in arrivo dall’Africa e lui deve raggiungere il campus in taxi. Qui, alla Houston University, il potenziale di Akeem, anzi di Hakeem a questo punto…, è quasi del tutto da scoprire, non ci sono relazioni dello scouting e solo un amico del coach della squadra del college, i Cougars, ha qualche frammentaria valutazione sul ragazzo. Ma non serve.

Non appena Hakeem si aggrega alla squadra è infatti a tutti chiarissimo che quel viaggio studio organizzato dalla famiglia Olajuwon è un inatteso regalo della provvidenza. Ovvio, non c’è solo lui, nei Cougars giocano altri grandissimi cestisti, come Clyde Drexler, con cui Hakeem lega subito e fa nascere una sorta di spettacolare intesa soprannominata nella NCAA “La Confraternita della Schiacciata”, ma è certo che col rookie nigeriano la squadra decolla. Per tre anni di fila, dal 1982 al 1984, Houston University centra le Final Four nazionali, e due volte la finalissima. Il titolo non arriva, ma nel 1983, caso rarissimo, Olajuwon, giocatore del college sconfitto, è eletto miglior giocatore delle Finals NCAA.

 

E’ il 1984, quando l’astro nascente Hakeem esce dal college ed è eleggibile alle scelte NBA. Il draft di quell’estate è il primo sotto l’egida del nuovo Grande Capo NBA David Stern e forse il più importante di sempre, per la qualità dei giocatori opzionabili: Michael Jordan, John Stockton, Charles Barkley sono tra i talenti americani “sul mercato”, ma la prima scelta in assoluto è proprio lui, Hakeem, nigeriano ed ex calciatore… .

Non deve spostarsi di molto. A garantirsi il fenomenale centro africano sono proprio gli Houston Rockets, che hanno in mente un progetto tecnico rivoluzionario, le “Twin Towers”, ovvero l’utilizzo del doppio pivot, affiancando Hakeem al già affermato Ralph Sampson.

Il progetto dà i suoi frutti, la franchigia cresce di livello e già nel 1986 arriva alla finale per il titolo, contro i mitici Boston Celtics di Larry Bird, Robert Parish, Kevin McHale e Bill Walton.

Troppo forti, anche per Hakeem, ancora inesperto, ma forte di statistiche personali impressionanti e a cui ormai è stato affibbiato il soprannome The Dream, il Sogno. Vincono i Celtics, ma è chiaro che non finisce lì, quel centro dotato di una tecnica ancor più eccezionale rispetto alla sua mole ha il futuro nelle sue morbidissime mani.

Basta solo aspettare… .

I Rockets abbandonano l’idea del doppio centro, attraversano stagioni di buon livello, ma senza eccellere, nei quali però Hakeem si impone come fattore dominante sotto le plance, sia nelle medie a partita, sia nelle singole prestazioni. Il 29 marzo 1990, per esempio, diviene il terzo giocatore dell’intera storia NBA a mettere a referto una quadrupla doppia con18 punti, 16 rimbalzi, 10 assist e 11 stoppate contro i Bucks, a testimonianza del suo valore enorme nelle due metà campo, come certifica il titolo di miglior difensore della lega nel 1992.

 

Il primo anello per lui, e nella storia di Houston, arriva nel ’93-’94. E’ il primo anno senza Jordan, dedicatosi momentaneamente al baseball, e sono proprio i texani a prendersi il titolo, battendo New York in una serie finale tiratissima, che consacra la franchigia e il suo… Sogno.

Hakeem è infatti l’unico giocatore della storia NBA ad aver vinto in una sola stagione il titolo di MVP della regular season, Difensore dell’Anno e MVP delle Finals.

E l’anno dopo si ripete. I Rockets partono alla grande, ma a metà stagione si crea una profonda crisi di gioco, risultati e rapporti interni. La dirigenza opera sul mercato, cedendo beniamini come Maxwell e Thorpe, ma portando a Houston il vecchio compagno di college di Olajuwon, Drexler. I playoff vengono conquistati con posizione di rincalzo, ma è proprio quando conta davvero che il Sogno torna realtà. Il crescendo di Hakeem e della squadra nei playoff è impressionante, battono i Jazz, fanno fuori in rimonta i Suns e in finale di Conference sconfiggono i favoriti San Antonio dell’MVP David Robinson, grande pivot, contro cui Hakeem sfodera 35 punti di media. In finale, per lui e Houston, si prospetta un altro scontro tra giganti, gli Orlando Magic della devastante nuova stella del ruolo: Shaquille O’Neal. Niente paura. Lo strapotere e il futuro di successi del colosso Shaq è segnato, ma Hakeem balla con movimenti perfetti sul parquet. Risultato, 4-0 Rockets e per Olajuwon un altro titolo come MVP delle Finals.

A completare un periodo straordinario e vincente, in cui Olajuwon è la miglior sintesi e interprete del ruolo di pivot completo, per stazza e tecnica sopraffina, arriva l’oro olimpico col secondo Dream Team, in cui lui, naturalizzato statunitense, è protagonista.

 

Nelle stagioni successive, nonostante il rendimento di Hakeem rimanga di valore assoluto, qualche infortunio, il ritorno di Re MJ e l’ascesa dei Jazz di Malone e Stockton, tengono i suoi Rockets fuori dalle finali e dal vertice NBA.

Olajuwon chiude la sua carriera a Toronto, nel 2001/02, e i suoi numeri, in generale e per un centro, sono eccezionali:

21.8 punti, 11.1 rimbalzi, 2.5 assist e 3,1 stoppate di media a partita.

 

Ma ancora di più lo sono i record di squadra e quelli personali, che testimoniano la sua grandezza, il suo impatto nel basket, e fanno di Hakeem un campione difficilmente paragonabile per completezza e versatilità:

2 titoli NBA e 1 oro olimpico, 1 MVP Finals NCAA, 1 MVP Stagionale NBA, 2 MVP FInals NBA, 2 volte miglior difensore NBA, 1 prima scelta assoluta al draft NBA, 12 convocazioni all’All Star Game, in tutte le squadre All-NBA e Defensive Team, 2 volte miglior rimbalzista NBA, 3 volte miglior stoppatore NBA, recordman come stoppate totali e di media in stagione, nei playoff e nell’intera storia NBA, unico con Jabbar e Walton a essere miglior rimbalzista e stoppatore nella stessa stagione.

E soprattutto, unico cestista al mondo ad essere nella Top Ten della storia NBA in 4 statistiche diverse: punti segnati, rimbalzi, stoppate e palle rubate.

Inevitabilmente, Hakeem è inserito nella Hall of Fame e la sua maglia è stata ritirata sia dagli Houston Rockets che dalla Houston University.

 

Ma forse, lo splendore di un Sogno si misura nella stima di chi lo ha vissuto sul campo e in quella che tanti campioni di caratura mondiale gli riconoscono: Robert Horry, ha detto che Hakeem è stato il miglior centro della storia del basket, mentre per Michael Jordan nessun altro è stato in grado di eguagliare la sua completezza.

Ma soprattutto, mentre la sua vita professionale ora è dedicata ad attività di promozione della pallacanestro come ambasciatore NBA, sono tantissimi i protagonisti del basket che in estate “prenotano” Olajuwon come personal trainer per affinare la propria tecnica.

Tra gli “allievi” eccezionali, e non necessariamente pivot di ruolo, che si sono recati nella sua tenuta vicino a Houston per clinic individuali e carpire i segreti dei suoi movimenti leggendari, si contano Yao Ming, Dwigh Howard, LeBron James, Kobe Bryant, Carmelo Anthony… .

 

E’ c’è da capirli… .

Basta osservare le immagini di questo video, che ne sintetizza lo stile, la potenza, l’agilità la perfezione tecnica:

https://www.youtube.com/watch?v=_m8OeZWbcOE

 

Perché solo i migliori si confrontano con i migliori e hanno l’umiltà di non smettere mai di imparare.

E di sognare.

Con Hakeem.

Con THE DREAM.