KLEB BASKET REWIND – Tre anni di emozioni biancazzurre – Capitolo 5

KLEB BASKET REWIND

3 anni di emozioni biancazzurre

CAPITOLO 5

Io sono ancora qua… eh già.

 

È sulle note di Vasco Rossi che viene naturale raccontare la ripresa dell’attività dopo il lockdown della primavera 2020, a causa del Covid–19.

 

A fine maggio, finalmente si può ricominciare. Non ancora a giocare, certo, non ancora a vivere esistenze normali, ma almeno al Palasport è possibile ritrovarsi dopo tanto tempo e lavorare nella propria casa biancazzurra. Le facce dei giocatori, quelle dello staff, dei dirigenti, sono le stesse. Sono le facce di chi esce da un rifugio dopo un bombardamento. La paura c’è ancora, l’incertezza pure. Ma insieme a loro, una gran voglia di ricostruire e farlo insieme, senza distanze, se possibile con maggiore impegno, dentro e fuori dal campo.

Perché siamo ancora qua.

Ed è tanto, significa tantissimo.

Eh già.

 

Il lavoro svolto durante la stagione 2019/20, insieme all’attività proseguita anche nei mesi più bui, sono un ottimo punto di partenza.

La situazione generale ed economica, nel mondo, in Italia, a Ferrara, non sono certo favorevoli, ma aver saputo concentrare sul Kleb l’attenzione e la collaborazione di un intero territorio, proprio in un momento tanto delicato si rivela vincente.

Nasce Pro Sport Estense, sulla scia di quanto già avviato con Kleb Academy, un progetto che coinvolge le discipline di vertice ferraresi, capeggiate da Kleb, e che segna un passo importante nello sviluppo di sinergie tra le Eccellenze della città e lo sviluppo dell’impiantistica sportiva locale. In sostanza, nel presente più duro dal dopoguerra, a Ferrara si riesce a progettare un futuro, una splendida eccezione, nella cupa atmosfera che si respira.

 

 

Ma Kleb non si ferma al proprio territorio: a Ragusa, entra nella società locale, che disputa il campionato di Serie B, creando una partecipazione e una partnership sportiva che possa far nascere, dentro e fuori da campo, sinergie reciproche e favorevoli.

 

Il primo luglio, quando ufficialmente la stagione 2020/21 prende il via, in un contesto surreale, nel quale non si sa ancora quante e quali squadre parteciperanno alla Serie A o alla A2, con quali calendari e formule e tanto meno secondo quali protocolli sanitari, Kleb è già avanti, col vantaggio di non essersi mai seduto ad attendere che le cose accadessero, piuttosto cercando di farle accadere.

Non a caso, subito i giocatori rientrano e vanno in campo ad allenarsi, a riprendere confidenza col gioco, col caldo asfissiante e i muscoli ancora duri per la lontananza dal parquet, ma l’entusiasmo di una scolaresca a cui per troppo tempo è stata negata la ricreazione. Identicamente, dietro alle scrivanie, la voglia e la rapidità di esecuzione viaggiano alla medesima velocità. Mentre il mondo del basket si lecca le ferite, è bloccato e incerto, a Ferrara, tanto per non perdere l’abitudine, il mercato procede a ritmi serrati, e il roster viene completato nel tempo di un sospiro.

 

Lo zoccolo duro italiano viene confermato in blocco, con annunci a ciclo continuo:

Fantoni, Baldassarre, Vencato, Panni, Ebeling sono i punti fermi da cui ricominciare, una miscela esplosiva di giovani ed esperti, uno scheletro solido, cementato da un anno più che positivo. Insieme a loro, e all’attesissimo ritorno di Zampini, a Coach Leka vengono affidati prospetti con ottime credenziali, come Filoni e Ugolini, a dimostrazione del desiderio della società di strutturarsi per questo campionato, ma anche per il futuro.

 

Poi, arrivano le ciliegine americane, su una torta già golosa: Kenny Hasbrouck è l’uomo del grande ritorno, che scatena l’entusiasmo della tifoseria, la certezza inseguita da tutti e che fa sognare; con lui, arriva AJ Pacher, da Treviglio, il classico giocatore di grandissima qualità e statistiche da top player per la categoria, che rimane sottotraccia, in un mercato zoppicante, e chi se lo piglia in fretta è bravo due volte.

Nello staff, oltre al confermato Carretto, entra Nando Maione, come assistente, a impreziosire il livello tecnico della panchina.

 

Insomma, dopo mesi di inattività, con la stagione ancora lontana e le squadre mediamente immobili in attesa degli eventi, il Kleb a luglio è pronto a partire, con una rosa rinforzata e la dichiarata volontà di scalare la classifica e sedersi nei posti più nobili del banchetto. Per farlo, parallelamente agli investimenti della proprietà, occorre avere la collaborazione dei partner, che puntualmente rispondono presente.

Già a luglio, grazie alla realtà Pro Sport Estense, Kleb apporta un cambiamento radicale e innovativo, almeno per la pallacanestro di A2: viene istituito un vero e proprio Dipartimento Medico interno, che accompagni lo staff sanitario e la preparazione fisica, e vengono stretti rapporti di altissimo valore professionale, ma anche economico, con realtà importanti come la clinica Quisisana. Sembra una notizia come tante altre, sul versante delle sponsorizzazioni, ma è una scelta lungimirante e che si rivela fondamentale in una stagione in cui si rendono necessari e continui gli interventi nel settore e i costi per le società inevitabilmente lievitano, ad esempio per l’obbligo di eseguire tamponi ed ogni test legato alla pandemia.

Poi, insieme a conferme e nuove sponsorizzazioni, ecco la novità più grossa:

il Kleb ha un nuovo grande Main Sponsor, Top Secret, che sigla un impegno biennale dopo essere già stato tra i partner delle passate stagioni, a testimonianza che il quotidiano lavoro di sviluppo dei rapporti e delle sinergie porta risultati vincenti, nonostante il periodo, la prudenza degli investitori, le comprensibili difficoltà che imperversano sulle imprese. Non a caso, a settembre sono nuovamente oltre sessanta i brand commerciali associati al Kleb, un numero record per la categoria.

 

L’ottimismo per un lento ritorno alla normalità a fine estate è diffuso. Escono i calendari, le squadre si radunano, si ricomincia a scendere in campo per le amichevoli, vengono stilati protocolli e arrivano deroghe sulla capienza dei Palasport.

Non è il massimo, ma ci si accontenterebbe eccome.

In due giorni, contingentando i posti con raziocinio, Kleb chiama a sé i propri tifosi ed esaurisce i quattrocento posti disponibili in abbonamento, mentre la Supercoppa mostra segnali decisi: con Ferrara non si passa, percorso netto, solo vittorie.

È un sospiro, tanto forte quanto breve.

 

L’illusione del pubblico al Palasport viene cancellata presto, l’autunno porta una seconda terrificante ondata di contagi da Covid, per Kleb e ogni società di basket una mazzata, dal punto di vista emotivo ed economico: niente pubblico, quest’anno.

Per non farsi mai mancare nulla, una tegola grossa, proprio in mezzo alla testa, cade quando Tatu Ebeling va a terra a Roma, alla seconda di campionato: la diagnosi è la peggiore, legamento crociato e addio in pratica a una stagione iniziata in grande ascesa. Insieme a questo, una litania ripetuta di altri infortuni, sempre sugli uomini di punta, da Pacher a Hasbrouck, a Vencato. Insomma, mai che il roster, quel roster di qualità costruito in un amen in estate, possa essere al completo.

Ma poi conta il campo, non gli alibi e una certa dose di sfiga, a dirla tutta, ed è questa la forza del gruppo Kleb. E dal campo, arrivano solo sorrisi, o quasi.

Perché l’importante è esserci ancora.

Ancora qua.

Eh già.

 

Vittorie su vittorie, sconfitte rare e comunque figlie di vere battaglie, insediano fino a gennaio il Kleb fra le prime due o tre forze del girone, in una classifica impreziosita da alcune sfide che diventano leggenda, come le rimonte impossibili effettuate contro Napoli e Ravenna. Per qualche settimana, a dare il suo contributo e sopperire alle assenze, arriva Peric, giocatore di categoria superiore, ma è la squadra, nel suo complesso, a impressionare per l’approccio granitico alle partite.

 

Però, si sa, la noia al Kleb non è di casa. E neppure la tranquillità.

Infatti, dopo una cinquina di successi consecutivi, culminata con il derby contro Cento, un secondo posto che sparge sorrisi, speranze e pure ambizioni in città, ecco che di nuovo il vento cambia. Cambia tanto e sputa problemi grossi come nuvole di tempesta.

Prima arrivano tre partite perse, una flessione fisiologica, che però lascia l’amaro in bocca, soprattutto per la serataccia nera di Roma.

Ma soprattutto, c’è la trasferta di Rieti. L’iceberg infido contro cui la nave Kleb sbatte all’improvviso. Forte. Di brutto, e tutto in una volta.

 

Il primo ad avvertire i sintomi, la domenica mattina, è il Capitano, Fantoni. Poi, come un domino impazzito con le pedine che cadono velocissime in sequenza, il contagio non lascia superstiti. L’intera squadra e lo staff risultano positivi al Covid-19. Anche questo un record, a volerla leggere con filosofia. La gara salta, il rientro dal Lazio è funambolico e quel che segue è un periodo grottesco, sospeso, surreale, con i protagonisti del Kleb in isolamento, fortunatamente con sintomi lievi.

 

Ed è lì, che si deve riprogrammare, rifare tutto e daccapo.

Un’altra volta.

Per essere ancora qua.

 

Eh già.