KLEB BASKET REWIND – Tre anni di emozioni biancazzurre – Capitolo 2

– CAPITOLO 2 –

 

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…

De Andrè, forse il più grande cantautore italiano della storia, ha scritto verità tanto assolute quanto paradossali. Ironiche, talvolta. Di certo, per fare nascere quei fiori, serve anche tantissima pazienza, molta fiducia e il coraggio di saper aspettare, soprattutto in certi inverni che sembrano non voler passare mai. Quanto al letame, beh, di quello ne abbiamo, ne abbiamo parecchio, in questo gennaio gelido del 2019.

Ma è proprio ora, che risuonano quelle note e quelle parole sembrano profetiche.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…

 

Che qualche ostacolo si sarebbe incontrato era stato chiaro fin da subito, in questa stagione Kleb 2018/19. Prevedibile, diciamo. Francesco D’Auria, Presidente nuovo, molto giovane e alla prima esperienza assoluta nel ruolo, aveva dovuto, nell’arco di poche settimane, rilevare la società, metterla in sicurezza garantendone la sopravvivenza e il mantenimento del titolo sportivo, poi pensare a strutturarla con quanto a disposizione, infine provvedere al budget e ad allestire un roster in grado di competere in A2. Intorno, la fiducia e il supporto di uno zoccolo tanto duro quanto esiguo di tifosi fedeli al basket ferrarese, ma anche qualche diffidenza serpeggiante e, per dirla con eleganza, un contesto economico locale che non sgomitava certo per rendersi disponibile al sostegno. Insomma, i presupposti erano quelli. Non un presagio di sventura, ma neppure il miglior viatico per cominciare.

 

Normale allora partire dalle basi, dalle poche certezze reperibili: un Main Sponsor appassionato, un vicepresidente esperto a dare continuità gestionale come Cocchi, un coach come Bonacina, anch’esso giovanissimo e alle prime curve della carriera, confermato dopo l’exploit dell’anno precedente, qualche veterano rinnovato a fare da punto di riferimento per la squadra, alcuni innesti…e tanto, ma proprio tanto, nelle mani dei due USA. Isaiah Swann, fromboliere solido e affidabile, da cui aspettarsi punti a raffica, e l’idolo indiscusso Mike Hall, giocatore dalla carriera stellare e fuori categoria, capace di tutto e del suo contrario, ma pur sempre Mike Hall, e che diamine. Il diamante più prezioso, tanto per restare in tema.

 

Obiettivo dichiarato: salvarsi, specie in un campionato con corazzate come Fortitudo e Treviso, dichiaratamente strutturate per il salto in A1, e nel frattempo farsi le ossa e programmare una ristrutturazione manageriale.

 

Pronti via, non era andata nemmeno malissimo. Le vittorie non erano frequenti, ma arrivava quella nel derby con Cento ad esempio, a dare coraggio e riempire il palasport, in genere la squadra si dimostrava viva e fino a inizio dicembre tutto sommato la classifica era in linea con le previsioni. Lotta dura su ogni pallone, punto su punto, insomma Ferrara se la poteva pure giocare. Poi, è arrivato il disastro. Il letame, per restare in metafora. Un filotto di sconfitte nette, scricchiolii di ogni genere, polemiche interne e, sul campo, una rottura prolungata e preoccupante.

 

Le tappe principali della discesa agli inferi, anzi nel Tugurio, per dirla come la dicono i tifosi? Sconfitta agghiacciante in casa con Roseto, maturata con un secondo tempo imbarazzante e un evidente ammutinamento interno, il ritorno perso con Cento, differenza canestri compresa, come ciliegina su una torta non esattamente di cioccolato belga, poi…Piacenza. Altro scontro diretto fallito. Ultimissimo posto, salvezza compromessa, un certo pessimismo strisciante nell’aria, insieme alla consapevolezza che, anche fuori dal parquet, qualcosina da sistemare ci sarebbe, visto che D’Auria di fatto ha dovuto interpretare il ruolo di Presidente, GM, investitore, Sponsor salvagente. Mancava solo che si mettesse a vendere le noccioline sugli spalti.

 

 

Ma è proprio qui, che riecheggiano le note di De Andrè. È proprio qui, che cambia la storia. È proprio qui, che torniamo all’inizio di questo racconto. Gennaio 2019. Comincia a nascere un Kleb nuovo. Cominciano a spuntare i fiori…

 

Quel giovane Presidente, che solo qualche mese prima passeggiava su e giù per il parcheggio di Scafati decidendo di entrare in quel mondo di pazzi appassionati che è il basket, proprio in mezzo alla bufera più nera, nel letame appunto, tira fuori il carattere e quel coraggio che talvolta manca anche a proprietari più esperti.

 

Rinuncia al diamante, intanto. Eh sì, perché dopo la sconfitta con Roseto, la coesistenza di Hall in una squadra che deve dare battaglia e fare gruppo è impraticabile. Al suo posto, arriva Campbell, descritto come giocatore molto funzionale, ma non certo una stella conclamata. Una scelta impopolare, che teoricamente abbassa il livello di talento del gruppo, ma è una scelta, appunto. Decisa.

Un messaggio, forte e chiaro. Qui ci si sbucciano le ginocchia. Poi arrivano altri innesti. E visto che i risultati ancora non sono incoraggianti, si giunge all’inevitabile, l’esonero di coach Bonacina, dopo Piacenza.

 

E’ fine gennaio. La scelta per il nuovo allenatore non è semplice.

L’ultimo posto in A2 non è propriamente la panchina per la quale ci si azzuffa…e in più, qui, serve proprio un cambio di rotta, mentale, prima ancora che tecnico, una ventata che spazzi via l’aria pesante che pare schiacciare tutto e tutti, quando si gioca.

Si cerca in giro, si chiedono informazioni alla grande bandiera John Ebeling, all’epoca fuori dalla società, consigli su un coach che lui conosce, per i suoi trascorsi a Pesaro…

Infatti, arriva Spiro Leka. Per non farsi mancare nulla, una settimana dopo aver beccato 12 schiaffi da una compagine non irresistibile come la Bakery, la prima sfida, fondamentale per ripartire, prevista da un simpatico calendario che sembra disegnato apposta per affossare ogni speranza estense, è quella con Montegranaro, che sorprendentemente lotta per il primo posto, miglior squadra del girone per rendimento esterno.

 

Ovvio, si gioca a Ferrara. Per restare nel cantautorato di qualità, un saggio artista rock demenziale come Freak Antoni, degli Skiantos, diceva che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo e a volte prende pure la mira.

 

Fatto sta che, appunto, arriva Montegranaro.

E che succede? C’è partita, invece, eccome se c’è.

Anzi, per larghi tratti la differenza tecnica, in questo questo testacoda di classifica, non si percepisce affatto, il Kleb gioca da grande contro una grande, portando la gara ai supplementari. Finisce con una sconfitta beffarda, qualche rimpianto e pure un bel po’ di recriminazioni sul metro arbitrale non esattamente imparziale.

Potrebbe essere la sentenza, la tegola finale, quella mazzata che certifica che l’annata è proprio storta, anche quando sembra raddrizzarsi.

Invece, il segnale è esattamente opposto. Sul campo, la beffa diventa energia, benzina per una rimonta a ritmo playoff, una consapevolezza e una grinta che salveranno con anticipo la A2 a Ferrara. E soprattutto, la prova di aver individuato la rotta giusta, di aver imparato cosa serva e come.

Scelte.

Competenze.

 

Quella sera, con quel 95-99 sul tabellone, poteva crollare tutto, nonostante gli sforzi.

Il diamante era andato, restava il letame.

Ma si sa, a essere bravi…..è da li che nascono i fiori.

Ed è in quel momento che spuntano i primi germogli di un Kleb rinato.