KLEB BASKET REWIND – Tre anni di emozioni biancazzurre – Capitolo 4
KLEB BASKET REWIND
3 anni di emozioni biancazzurre
“Ci vuole un fisico bestiale… per resistere agli urti della vita…” si canticchiava spensierati sulle note di Carboni, quasi trent’anni fa.
“A quel che leggi sul giornale e qualche volta anche alla sfiga”, si proseguiva ironici, “che tanto siamo la prima generazione che non ha mai dovuto davvero vivere le tragedie mondiali, al massimo qualche sventura privata”.
Poi arriva il 2020.
La pandemia. La realtà di tutti si stravolge nel giro di poche settimane, all’improvviso. Un cataclisma. Come una guerra, ovunque, nel mondo.
E allora sì. Ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita. Anche per il Kleb.
Il primo semestre della nuova stagione 2019/20 era stato eccezionale, da tutti i punti di vista. E le premesse parevano assicurare che tutto potesse andare ancora in quella direzione, dentro e fuori dal campo. Ma subito, la tragedia.
È il 5 gennaio, si gioca a Mantova, e si vince pure, contro una diretta concorrente alle zone alte della classifica. Ma chissenefrega.
Il 5 gennaio è quel giorno maledetto. Il 5 gennaio, il Kleb perde e perde di brutto.
Un grande professionista, un grande uomo. E un enorme amico.
La scomparsa, improvvisa e drammatica, di Marco Cocchi, il Vicepresidente, lascia l’intera famiglia Kleb cristallizzata nel dolore, come in un incubo assurdo e irreale.
Il tempo sembra fermarsi e cancellare qualsiasi conquista, ma è proprio la passione di Marco, il suo esempio, lo spirito creatosi in società a infondere il coraggio necessario.
Quel fisico, bestiale. Per resistere e ripartire.
Sul campo la squadra mantiene il passo, senza cedere mai, senza nascondersi mai, col risultato che quasi alla fine della stagione regolare Ferrara è sempre e stabilmente tra il terzo e quarto posto, dietro a Ravenna e Forlì, ma insieme a Verona e davanti a corazzate come Udine. Fuori dal parquet, il lavoro è sempre frenetico, e proprio in memoria di Marco Cocchi, il Marketing Kleb crea l’Academy, un progetto pilota nello sport giovanile, per i suoi contenuti non esclusivamente cestistici, ma sociali. L’effetto immediato è quello di stringere ancora di più la città attorno ai biancazzurri. Istituzioni, Associazioni, Enti, Imprenditoria, tutto il territorio risponde presente, con patrocini e partecipazioni convinte, che danno certamente prestigio all’iniziativa, ma creano anche il necessario contesto per sostenere lo sport ferrarese. E, come purtroppo si svelerà di lì a poco, per ripartire in tempi molto bui.
E i tempi bui arrivano in fretta.
Covid-19. Sembra il nome di una navicella spaziale di un telefilm di fantascienza anni ’70, quelli fatti coi modellini di astronave e umanoidi con orecchie a punta e gestualità meccanica, da robot inceppato.
Coronavirus. Quasi buffo, a sentirlo la prima volta, la solita fobia da disaster movie fatto male, mica una roba seria, la solita influenza, roba cinese, roba da ridere…
Così, più a meno viene percepito, a febbraio.
Poi, tutto precipita. Velocissimamente. E non ride più nessuno.
La pandemia colpisce duramente il mondo e il nostro Paese, crudele, spietata.
E cambia ogni cosa.
Anche lo sport. Anche il basket. Anche il Kleb.
Il campionato si ferma, termina dopo un’ultima vittoria interna con Roseto, già senza pubblico sugli spalti.
E da quel momento, l’incertezza diventa regola.
Ma ancora una volta, nel dubbio, il Kleb decide di reagire, non soccombere senza lottare.
Per tutto il lockdown sono decine le iniziative online che mantengono viva la passione e fanno sentire la società e la sua gente unite, vicine.
Poi, quando la grande paura sembra poter passare, con la primavera agli sgoccioli e finalmente la possibilità di tornare al lavoro al Palasport, si ricomincia davvero.
Arrivano pure offerte, per qualcuno, che mica è passata inosservata la stagione del rilancio, per quanto interrotta. Ma tutti hanno un conto in sospeso col destino, con sei mesi maledetti, con il finale di una stagione eccezionale rubato dal destino. E una gran voglia di riprendersi tutto, di vedere un po’ come va a finire, adesso.
Allora, appunto, si ricomincia.
Con i calli di tante emozioni contrastanti sulle mani, i muscoli indolenziti dall’inattività, ma il cuore gonfo di orgoglio, di rivincita. Di desiderio di dimostrare che si può. Si deve.
E con un gran fisico.
Quel fisico bestiale, per resistere agli urti della vita.
E affrontare la stagione 2020/21.